Storia del Farmaco
Ettore Novellino
Preside della Facoltà di Farmacia
Università degli Studi di Napoli Federico II

La storia dei farmaci e l'evoluzione delle conoscenze sulla loro natura e le loro proprietà hanno una duplice radice nella conoscenza degli elementi minerali, vegetali ed animali del mondo in cui viviamo e in quella della struttura del nostro organismo e delle sue funzioni normali o alterate da processi morbosi.
Sin dall'antichità l'uomo, consapevole che non fosse possibile evitare la morte, e nella convinzione che i mali che affliggono l'umanità, dalle malattie del singolo alle pandemie che cronicamente colpivano la specie umana, fossero le conseguenze di misteriose forze malefiche scatenate dagli dei irati contro gli uomini, aveva ritenuto che compito della medicina fosse quello di lenire le sofferenze causate da malattie e da traumi. E per fare ciò aveva cercato di scoprire rimedi efficaci basandosi sulle sue conoscenze delle proprietà curative esercitate da sostanze minerali (lapidari), vegetali (erbari), e animali (bestiari).
Questi rimedi, che oggi suscitano in noi, reazioni che vanno dal sorriso all'orrore, hanno dominato per secoli, quando non per millenni, il quadro della prevenzione delle malattie e della lotta contro di esse. E non possiamo non meravigliarci pensando quanto pochi siano stati i farmaci che tanto a lungo hanno rappresentato l'intero armamentario del medico e quanti di essi fossero sostanzialmente inutili, avvalendosi molto spesso dell'arte degli stregoni, esperti nella magia, nell'astrologia e nell'alchimia.
La fiducia riposta dagli uomini in queste forze occulte non impedì però il parallelo sviluppo di una conoscenza del tutto empirica dell'esistenza e dell'efficacia di prodotti naturali, dotati delle proprietà di lenire le sofferenze conseguenti alle alterazioni patologiche indotte dalle malattie. L'indubbio effetto terapeutico esercitato da numerosi di questi prodotti sulle varie patologie invalidanti ne indusse l'uso anche prima che ne fosse scoperta la modalità d'azione.
Con l'avvento del metodo scientifico, la farmacopea, basata sino alla metà dell'ottocento in gran prevalenza su nozioni empiriche, andò incontro ad un formidabile sviluppo determinato dalla progressiva e sempre più approfondita conoscenza della natura chimica delle sostanze dotate di proprietà terapeutiche e del loro meccanismo d'azione. In tale periodo la farmacologia, sullo sfondo delle ricerche biologiche e mediche, si concentrò sullo studio delle proprietà chimiche dei farmaci di origine naturale, cercando correlazioni tra la loro composizione ed il loro effetto sull'organismo. Allo studio di queste si aggiunse quello del numero sempre più crescente di prodotti di sintesi, preparati in laboratori specializzati. Questi sforzi, anche se spesso viziati da incomplete conoscenze, eccessivi entusiasmi e generalizzazioni premature, erano però guidati da una forte immaginazione, che indicava la strada da seguire.
Un contributo notevole alle conoscenze nel campo venne dato anche dallo sviluppo dell'anatomia patologica, che localizzava le malattie a determinati organi, permettendone la diagnosi e guidando la ricerca di farmaci con azione localizzata. Il primo risultato di questo indirizzo fu la scoperta di farmaci (i cosiddetti proiettili magici) capaci di uccidere selettivamente i microrganismi rispettando i tessuti normali. Il progresso della medicina e l'applicazione del metodo statistico per valutare l'effetto delle terapie, portarono al discredito di pratiche come il salasso, fin ad allora usate estesamente.
La possibilità di una sintesi chimica dei farmaci e quella di ottenere azioni selettive ed efficaci, con l'uso di sostanze capaci di penetrare entro le cellule malate ed arrestarne le alterazioni, costituirono una forte spinta per la nascita dell'industria farmaceutica, che nelle sue ricerche si avvaleva anche del parallelo sviluppo della patologia cellulare.
I nuovi farmaci vennero rapidamente accettati nel campo medico e la loro diffusione venne anche favorita dai nuovi indirizzi commerciali quali l'uso della pubblicità e lo sviluppo di metodi adeguati di confezionamento.
Il successivo evolversi nelle scienze biomediche, di discipline quali la biologia molecolare, l'immunofarmacologia, la biochimica, la biofisica e l'informatica ha consentito un'ulteriore salto quanti-qualitativo della farmacologia fino a spingerla ai livelli cellulare e molecolare che oggi rappresentano una delle frontiere più avanzate e più aperte a immediati e futuri sviluppi.
E anche se è ancora da raggiungere una nuova frontiera, cioè quella dei farmaci che combattono le malattie e non i sintomi, come oggi in gran parte avviene, è indubitabile che attualmente non esiste quasi stato patologico che non possa essere prevenuto, controllato, alleviato, contrastato dalla attuale medicina, armata dalla panoplia farmaceutica che la ricerca e l'industria le hanno messo a disposizione.